LE AREE INTERNE TRA ABBANDONI E RICONQUISTE

Gli innovatori sociali? Cercateli nelle aree interne

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Le campagne e le montagne sono diventanti plug-in della grande metropoli post-fordista, amenities da consumare nel volgere di qualche giorno. Eppure, queste tensioni laceranti si sono date nel silenzio della politica e delle istituzioni che, come scrivono gli autori del Manifesto per Riabitare l’Italia, “hanno progressivamente rinunziato a leggere e promuovere il cambiamento, affidandosi piuttosto ai miti di una società non organizzabile, perché liquida, di una superiorità delle politiche avulse dai contesti, cieche ai luogo”. Ci troviamo dinnanzi al fallimento di policy estranee ai contesti, incapaci di cogliere la specificità delle istanze dei territori e di innescare processi di innovazione. Come ci ricorda Filippo Barberagli innovatori sociali, a dispetto della narrazione che li considera animali da ecosistema metropolitano del Nord Italia, vivono ed operano anche in centri medio piccoli, ciò che li caratterizza, quindi, è la capacità di abilitare ed agire reti che superano la dimensione prettamente locale che costruiscono comunità trans-regionali o trans-nazionali.

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