LE AREE INTERNE TRA ABBANDONI E RICONQUISTE

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Ecco perchè tanti giovani non lasciano il Belpaese

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Voglia di restare è un saggio su quanti scommettono sull’italia

Articolo di ALBERTO FRAJA

La fuga dall’Italia da parte dei nostri giovani (a volte i migliori di essi, i I più preparati, i più determinati) è un fenomeno purtroppo avvilente che non accenna a ridimensionarsi. Dopo il calo di partenze nel biennio 2020/2021, nell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle il dato è tornato ad essere allarmante. Tra il 2021 ed il 2022 hanno lasciato l’Italia più di 80.000 giovani di età compresa tra i 18 e 34 anni, creando il grave squilibrio nel tessuto sociale che chiunque può immaginare. Eppure vi sono timidi segni di una certa resistenza da parte della nostra meglio gioventù a spiegare le ali per volare verso altri lidi. Il fenomeno è da qualche tempo oggetto di indagine sociologica e statistica ed è stato ribattezzato con un neologismo di grande efficacia: «restanza».
Se ne parla in un recente, interessantissimo saggio scritto a più mani il cui titolo è «Voglia di restare» (Donzelli Editore, 208 pagine, 19 euro.). Curata da Andrea Membretti, Stefania Leone, Sabrina Lucatelli, Daniela Storti e Giulia Urso, per la collana Saggine, la ricerca ha un sottotitolo significativo: «Indagine sui giovani nell’Italia dei paesi».

La mission del libro è chiara: individuare e analizzare su quali competenze locali fare leva e quali politiche immaginare al fine di dare spazio reale al desiderio di tanti giovani di rimanere a vivere soprattutto in quelle aree interne del Paese che più di altre hanno subito l’emorragia di risorse umane. Da decenni le aree interne italiane sono coinvolte in intensi processi di spopolamento, di rarefazione dei servizi pubblici essenziali, di impoverimento produttivo. Si tratta di tendenze ormai croniche e alquanto diffuse, che il lavoro di analisi e di proposta dell’Associazione Riabitare l’Italia ha contribuito a riportare al centro del dibattito pubblico.«Nonostante il declino demografico, economico e di attenzione – spiegano i curatori del volume – le aree interne continuano ad essere luoghi vivi, dove quotidianamente si riproducono beni pubblici fondamentali per l’intero Paese e dove milioni di cittadini hanno scelto di vivere e di investire le loro capacità».L’abbandono umano non è tuttavia l’unica cifra di queste zone: molti decidono consapevolmente di restare; altri, seppure in misura limitata, di ritornare; e altri ancora di provare a sperimentare in questi luoghi «lontani» nuovi stili di vita, più «lenti» e connessi con la natura. «La voglia di radicamento è un aspetto inedito e ancora poco esplorato, che merita di essere messo in luce perché rivela una realtà fatta di giovani che non solo non hanno lasciato i loro paesi, ma che hanno scelto di restare (o di tornare) in modo attivo» si legge ancora nel saggio. Le storie raccontate nell’indagine, raccolte attraverso un’ampia ricerca quantitativa e qualitativa, condotta su un campione di oltre tremila giovani residenti nelle aree interne dell’intera Penisola, fanno emergere questo desiderio di «restanza», evidenziando tanto le opportunità quanto le difficoltà che la scelta di non partire comporta.