LE AREE INTERNE TRA ABBANDONI E RICONQUISTE

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Per abitare assieme la casamondo con la scatola di latta, di Gianluca Palma

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L’esperienza che proverò a raccontare nasce dal desiderio di contribuire al ben-essere del proprio territorio all’indomani di una laurea in Scienze per la cooperazione e lo sviluppo. Come “applicare sul campo” le teorie e modelli dello sviluppo, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia?

Nel 2010, dopo gli studi, concepii “La scatola di latta” definendola come uno scrigno di beni comuni, di luoghi, storie e persone “raccolti come fiori, con riguardo e cura”, errando per le vie dei paesi, delle frazioni, periferie e campagne del sud della Puglia. Da una parte ci sono i luoghi, dall’altra le persone e al centro ci sono le storie. Insieme ad un gruppo di amici proviamo a custodire la conoscenza, coltivare le relazioni e praticare la restanza.

Con la Scatola di latta promuoviamo occasioni di coinvolgimento delle comunità locali, attraverso passeggiate spontanee e incontri civico culturali, con un chiaro invito a scoprire la bellezza (e la bruttezza), favorendo un’educazione estetica, critica e poeticafruibili a tutti.

Passeggiate ed iniziative itineranti per paesi e paesini, tra paesani e con i paesani, per abilitare i cittadini alla partecipazione culturalea sostegno della valorizzazione diffusa dei patrimoni locali esistenti. Passeggiare per concedersi di “curare lo sguardo, per scoperchiare prima di custodire, passeggiare per spiare dietro un balcone, per accorgersi di un dettaglio architettonico forse mai davvero osservato. Passeggiare per dare un’alternativa alla “domenica pomeriggio al centro commerciale” o “alle tante solitudini”, perché chissà chi viene stasera, chissà chi spontaneamente leggerà una sua poesia, chi metterà a disposizione la sua arte, chi rivelerà i segreti del suo antico mestiere. Viaggiare insieme nel proprio territorio per ascoltare la spontanea declamazione di un verso di Rocco Scotellaroo per stupirsi, perché accanto ad un noto poeta come Vittorio Bodini, c’è uno scrittore o un’artista locale ancora da scoprire e da svelare.

Iniziative il più possibili spontanee, ma anche inedite e irripetibili, perché difficilmente si ritorna nello stesso paese e, quando accade, il ritorno comporta l’attivazione di altre energie e competenze ad arricchire nuovi sguardi, nuove sinergie e nuove scoperte.

“Comunità provvisorie” di persone si ritrovano spontaneamente per conoscere e conoscersi, per ascoltare e ascoltarsi, per raccontare e raccontarsi di storie di erranza ma anche di restanza.

Ad oggi sono circa un centinaio di paesi e frazioni leccesi in “custodia socialenella scatola, che si avvia verso il raggiungimento del numero complessivo di paesi battuti a piedi nella provincia leccese che sono 97 comuni e 45 frazioni, senza tralasciare alcune esperienze realizzate fuori dalla regione pugliese, comein Molise, Calabria e in Basilicata, con la prospettiva futura di esportare le storie per condividerle con un pubblico più ampio e imparare dagli “altri”.

Le iniziative, libere e senza scopo di lucro, pongono infatti l’accento sul conoscere e sul far conoscere gli usi e costumi del territorio e mirano a stimolare il senso civico, come un approccio “critico” a un certo tipo di turismo, ad una “sana” alimentazione, ai “consumi culturali”, ecc.

Si può viaggiare restando seduti?

Qui di seguito, proverò ad elencare le iniziative che promuoviamo da una decina d’anni.

La rassegna “La poesia nelle piccole cose”, è caratterizzata da incontri che accompagnano le persone nelle case di “persone stra-ordinarie”, nelle aziende e nelle botteghe degli artisti/artigiani (abbiamo dedicato un progetto specifico sulla cultura d’impresa che si chiama “sillabario di impresa”) invitando ad osservare, conoscere, ascoltare e “festeggiare” questi luoghi/persone quando sono in vita (e non quando non ci sono più). Ad esempio, abbiamo conosciuto un giovane agricoltore che recupera la canapa sia per uso alimentare che edilizio. Oppure abbiamo “pascolato” e pranzato con i pastori che preservano e allevano le capre joniche, una razza in via d’estinzione. Finanche l’imprenditore tornato nella propria terra che produce succo e vernice dai melograni. 

Sono poi nate le “Storie di Restanze e Partenze”: incontri in cui i residenti, i ritornanti, gli stranieri, i richiedenti asilo raccontano perché partono, perché restano, perché vengono o tornano in Salento. Un confronto non sempre facile, ma che ha reso possibile superare i pregiudizi ed essere più accoglienti l’uno con l’altro, favorendo contaminazioni culturali ed emotive e incoraggiando una sorta di identità “glocale” aperta “all’altro” e meno arroccata su abitudini localistiche.

Segnaliamo anche il progetto civico – letterario “LibrInScatola”. Dalle piazzette alle chiese, dalle corti ai palazzi storici, dai fari alle torri costiere, dalle masserie fino in aperta campagna. Infiniti posti si rivelano adatti per promuovere la cultura. E infiniti modi si possono sperimentare per diffondere produzioni culturali e favorire il sapere, stimolare il rispetto per la cultura dei luoghi, nello spirito della relazione e del confronto. Da questa considerazione nasce “LibrInScatola”, per creare una piattaforma condivisa di conoscenza. In modo conviviale, gli ospiti presentano un proprio libro/opera, dialogano con un interlocutore e con i presenti. Contribuiscono così alla costruzione dal basso dell’ “archivio della Scatola”, luogo fisico e immateriale che raccoglie lo “storico” delle presentazioni effettuate, e incoraggia lo studio e la ricerca.

Fra le iniziative più recenti “Quante storie per una Littorina”: l’idea è quella di viaggiare con il treno locale (vecchie littorine in alcuni casi) delle ferrovie Sud Est che collega i paesini delle province di Lecce con quelli di Brindisi e di Taranto. Le littorine, solitamente poco usate – vuoi per la lentezza, vuoi perché spesso è abitudine prendere la macchina – in giorni “di normale quotidianità” vengono “animate” da artisti, poeti, psicoterapeuti, che accompagnavano i viaggiatori a intrecciare il paesaggio visto dal finestrino – landscape – al paesaggio interiore – mindscape. Un viaggio di conoscenza di sé e dell’altro, dunque, nella cornice di un territorio da pensare e da ripensare. E un’occasione per far conoscere e sensibilizzare i residente all’utilizzo del treno e un modo per spronare l’amministrazione pubblica/privata ad offrire migliori sevizi e collegamenti.

Mentre con lo “Spaesario Salentino”, il viaggiatore (o un piccolo gruppo) proverà a comporre il proprio “abbecedario sentimentale dei luoghi” perdendosi fra le pieghe, i vicoli, i racconti, la poesia, i suoni e i profumi del territorio leccese. Durante il cammino il visitatore potrà apprendere dai luoghi e dalle persone che incontrerà senza l’utilizzo di mappe o guide. Attrezzatura di viaggio ammessa: taccuino, libri, strumenti musicali, macchina fotografica, entusiasmo e meraviglia. La durata dei percorsi varierà in base all’umore, tempo e dal fato. 

Dal 2023, le passeggiate comunitarie “non bastavano” e perciò abbiamo sentito l’esigenza di “andare a spasso con i sindaci”, che sono fra i “custodi dei nostri paesi”. Ci facciamo “accompagnare” nei loro luoghi del cuore. Poniamo loro qualche semplice domanda,  ascoltando le loro testimonianze di “governo del territorio”, i progetti realizzati e quelli futuri, le loro idee di cittadinanza attiva, la loro visione Politica su alcune questioni glocali. E i sindaci sono invitati ad ascoltare le storie e i progetti di chi partecipa a queste passeggiate.

Ci sono altre iniziative, promosse in questi anni, che proverò ad elencare come: il podcast “Quante storie in una scatola di latta” che custodisce testimonianze ed interviste ad alcuni intellettuali, artigiani, artisti del sud Italia (a metà febbraio si potranno ascoltare anche “le conversazioni sul mezzogiorno”); “storie di stampa ed editoria” (viaggio fra le stamperie e case editrici pugliesi); la rassegna “noi siamo paesaggio” (dal mindscape al landscape); “passeggiate senza obiettivi con Rocco Casaluci” (per riflettere sull’ecologia digitale); il microfestival “Murusanza e parole”; le “conversazioni sull’ikigai”; la rassegna culturale dedicata al nostro paese natale “Vitrùgna Incontra”; le cene conviviali e comunitarie a tema itineranti fra locande e luoghi di cultura (ad esempio la cena dei folli, la cena degli agriculturi, la cena dei semplici, la cena dei falliti, la cena dei coraggiosi, ecc).

Daìmon: A scuola per restare

Nel gennaio 2020 noi dell’associazione salentina “La Scatola di latta” abbiamo presentato a livello nazionale “Daìmon: A scuola per restare”. Una scuola che non terminerà mai: itinerante, multidisciplinare, inclusiva, gratuita e accessibile a grandi e piccini; senza porte e finestre, senza pagelle e attestati, senza compiti e calendari da rispettare; con “luoghi di apprendimentodisseminati nei campi, nelle cantine e nelle botteghe, diffusa nei paesi e nei paesaggi d’Italia. Una scuola adatta a chi vorrà abitare poeticamente e civicamente i propri territori e a chi vorrà conferire pienezza al proprio re-stare.

Da decenni l’Italia è vittima del calo demografico e dello spopolamento per abbandono volontario o forzato da parte dei suoi abitanti. Interi paesi sono diventati – o stanno diventando – luoghi fantasma, mentre le città medio-grandi si apprestano a diventare metropoli prive di spazio vitale.

È fondamentale preservare il patrimonio culturale e naturale dei piccoli centri, per tutelarne la produzione agricola, culturale, artigianale, enogastronomica, economica.

A partire da queste osservazioni, l’antropologo calabrese Vito Teti ha coniato il concetto di “restanza”, un rimando alle parole “erranza” e “lontananza”. Non pigrizia, né per così dire “resistenza passiva” o tantomeno rassegnata: bensì un atteggiamento attivo e propositivo, da praticare nella quotidianità: lavorando a una ridefinizione continua dell’ambiente, recuperando e rigenerando il paesaggio in relazione alla presenza dell’uomo, in piena armonia.

Daìmon, la scuola per restare, si propone di andare a conoscere alcune delle persone che già vivono in maniera responsabile i propri territori, favorendo occasioni di confronto fra diverse comunità, approcci, individualità. I partecipanti, inoltre, saranno chiamati a ricoprire il duplice ruolo di corsisti e maestri, apprendendo, condividendo e contaminando saperi e pensieri.

È importante sottolineare che questo percorso non hai una scadenza. Noi vorremmo sensibilizzare le persone a re-stare, con il trattino, cioè a rimanere nel luogo dove vivono – non necessariamente dove sono nati – prima conoscendo poi valorizzando il paesaggio, la cultura, il cibo, le pratiche, le tradizioni di quel territorio. Non vogliamo però che soprattutto i giovani rimangano in un posto senza davvero volerlo e magari sognando di emigrare. Promuoviamo perciò la consapevolezza anche psicologica del rimanere: chi resta può dare una mano a sviluppare l’economia, la nostra è una filosofia ma vuole far quadrare anche i conti. Non siamo nostalgici né campanilistici, quello lo lasciamo a chi pensa di voler tracciare confini tra noi e gli altri. Abbandoniamo la logica della competizione: tutti i territori hanno qualcosa da dire e da offrire alle persone, in primo luogo a chi ci abita.

Dalla pubblicazione del manifesto della Scuola nel gennaio 2020, ad oggi hanno aderito oltre mille persone/realtà: in veste di docenti, alunni, collaboratori da ogni parte d’Italia.

Da fine febbraio 2020 la Scuola è “uscita” dai confini della Puglia per approdare prima in Basilicata e poi in Calabria e Molise (ad agosto  sono in programma nuovi incontri in Lucania e Molise).

Inoltre, abbiamo promosso diversi incontri online su tematiche attinenti alla scuola con la presenza di: Vito Teti, Rossano Pazzagli, Antonio De Rossi, Francesco Mauro Minervino, Emilio Leo, Emanuele Felice, Giusy Cannella, Nicola Grato, Beatrice Zerbini, Marco Bussone, Luca Bertinotti, Laura Pavia, Agostino Riitano, Francesco Bevilacqua, Michele Citoni, Claudia Fabris, Giuseppe Milano, Michele Marziani, Katia Ballacchino, Letizia Bindi, Alessandra Broccolini, Emiliano Cribari, Alessandro Chiappanuvoli e Luigi Gavazzi.

Seguiamo il nostro demone

Abbiamo scelto di dare alla nostra scuola il nome Daìmon, dal lessico del sentire greco. Era lo spirito guida che accompagnava gli eroi greci a compiere il loro destino, a realizzare pienamente la loro individualità, il loro essere eccezione; nel caso di Antigone era Filía: Amore. Daìmon era ed è il nostro demone: lo sguardo interiore che porta al riconoscimento; viatico e volano per la realizzazione della nostra pienezza. I segni di daìmon poi sono gli stessi che definiscono (con l’aggiunta di una congiunzione) la parola diaméno, che in greco classico significa restare.

L’auspicio è quello di imparare ad “abitare civicamente, ecologicamente e poeticamente il mondo” e che questa attitudine possa attecchire, partendo dal basso ma chiedendo alla politica di non abbandonare i piccoli paesi lasciandoci per esempio le poste, una farmacia, una scuola, tutti presidii fondamentali. Ai cittadini invece tocca tirarsi su le maniche, non abbandonarsi al cinismo e al pessimismo, e rivitalizzare i luoghi che vedono ogni giorno senza magari conoscere la loro storia, il loro valore, la loro intrinseca bellezza/bruttezza.

Nel 2024 abbiamo creato l’ Archivio nazionale degli agricultori, agitatori culturali, sarti di comunità e artigiani dell’immaginario che può essere consultato online gratuitamente. L’archivio è frutto di oltre dieci anni di “studi sul campo”, iniziative, incontri e relazioni locali e nazionali. Per aderire basta compilare il form di “Daìmon a scuola per restare” : https://www.scatoladilatta.it/a-scuola-per-restare/

Per cui (il nostro è anche un augurio): restiamo seguendo il nostro demone, nella piena realizzazione – anche civica – della nostra singolarità.


 Il manifesto della scuola è stato tradotto in inglese, spagnolo, tedesco e francese. Grazie al contributo di Elisabetta Donno, Valeria Puzzovio (che ha curato la parte grafica), Cristina Carlà, Maria Lucia Musca, Claudia Ferrari, Giulia del Giudice Greco, Ilenia Cotardo, Alberto Signore e tanti altri sostenitori.