LE AREE INTERNE TRA ABBANDONI E RICONQUISTE

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Giornata di Studi “UNA NUOVA FRONTIERA INTERNA ? Migrazioni verticali e cambiamenti climatici nella metromontagna italiana”

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La giornata di studi, promossa dall’Associazione Riabitare l’Italia in collaborazione con la Società Geografica Italiana e con Donzelli Editore, si propone di sviluppare una discussione transdisciplinare a partire dal volume “Migrazioni Verticali. La montagna ci salverà?”, a cura di Andrea Membretti, Filippo Barbera e Gianni Tartari (2024). La scelta di lasciare le città – in modo definitivo o intermittente – e di andare a vivere in aree montane e interne, sta emergendo come un fenomeno interessante, ancorché quantitativamente limitato, nel nostro paese. Tra i fattori che spingono in questa direzione si evidenziano la diffusione del lavoro a distanza e l’affermarsi di immaginari positivi associati alla montagna, per certi versi colta e rappresentata come una “nuova frontiera”. In un contesto di cambiamenti del clima e aumento globale delle temperature, le aree montane alpine e appenniniche iniziano infatti ad essere percepite e agite come un’alternativa alla situazione di crisi socioeconomica ed ecologica delle grandi città: in questo modo, esse vengono caricate di significati simbolici e di aspettative sociali – non prive di contraddizioni – contribuendo a delineare i tratti di una nuova mobilità umana, che si caratterizza per essere (anche) climatica e “verticale”. Con un approccio trasversale – tra sociologia, geografia, demografia, psicologia e climatologia – e sulla base dei dati originali raccolti nel 2023 tramite il progetto di ricerca MICLIMI (“Migrazioni Climatiche Interne nella Metromontagna padana: www.miclimi.it) il volume “Migrazioni verticali” traccia le caratteristiche principali di questo fenomeno, mostrandone ragioni, prospettive, vantaggi e criticità, anche grazie al lavoro sul campo e al dialogo con le comunità e con i nuovi residenti. 

La giornata di studi offre l’occasione per presentare quanto raccolto nel volume e per interrogarsi collettivamente sulla possibilità che le nuove forme della migrazione verticale e climatica possano favorire l’emersione di una inedita frontiera dell’abitare metromontano, tutta interna al Paese anche se proiettata sui suoi margini.